2014 – Omaggio a Torino
Archivio di Stato di Torino, 17-18 maggio 2014
Giovanni Boffa torna a casa, nella sua splendida Torino, dopo un’assenza di oltre vent’anni in cui ha continuato senza sosta il suo personale percorso di pittore attento a cogliere nei dettagli della Natura l’essenza del proprio vivere. Ha scelto di vivere il suo tempo abbandonandosi senza sosta a scolpire con i suoi colori le tele che una dopo l’altra lasciano ai posteri un messaggio di amore verso la Natura, che è sua perenne fonte di ispirazione, e denuncia verso l’uomo che abusa di essa.
Giovanni Boffa trascorre le sue giornata a dipingere, a disegnare, a leggere, ad ammirare ciò che lo circonda quasi con un ritmo oseremmo dire “animale” per la sua ordinaria consequenzialità. Il suo bioritmo è allineato con la Natura e il mondo umano gli è quasi un peso non tanto per il richiamo all’ineluttabile trascorrere del tempo quanto perchè sente di essere solo un battito di ciglio nella naturale evoluzione.
Giovanni Boffa si riconosce per questo suo grande amore per la Natura che lo seduce più di qualsiasi altra umana forma. Ha affrontato in tempi oseremmo dire non sospetti temi ecologici che oggi sono di quotidiana discussione ma l’intensità della sua opera non è solo denuncia ma al tempo stesso è un’audace contemplazione della bellezza senza tempo di ciò che è infinitamente piccolo e di ciò che, così evidente, ci lascia indifferenti. Il mare è stato il suo primo grande amore. Gli abissi, le profondità marine sono state così sapientemente dipinte che non si può non restare ammaliati da tanta capacità interpretativa.
Giovanni Boffa in questa mostra nella sua terra natale ha alzato lo sguardo al cielo. Il suo sesto continente non ha ormai più segreti per i suoi occhi, per la sua mente vivace, per la sua simpatica estrosità. Ha alzato lo sguardo al cielo e lì ha trovato il settimo continente… lo spazio, l’infinito. Quante discussioni sulla sua origine, quante intriganti e appassionanti litigi sui tempi e modi ma nulla si può aggiungere a ciò che è perfetto. Giovanni Boffa guarda il cielo e sente di essere deriso dal tempo. Le stelle che vediamo con i nostri occhi, le costellazioni che disegnano le nostre notti più buie sono il nostro passato e noi siamo il loro futuro! Che appassionante mistero è il cielo! Che appassionante enigma la sua origine, i suoi confini, i suoi movimenti! Che indefinibile piacere carpire i suoi segreti!
Ecco cosa Giovanni Boffa lascia nelle opere presenti in questa mostra di Torino in questa splendida cornice che è l’Archivio di Stato. Come in questa sede la lotta di ogni uomo è di lasciare ai nostri figli il patrimonio umano del passato così Giovanni Boffa vuole lasciare il passato del nostro cielo su queste tele. Le “Ipotesi Spaziali” che troviamo in questa mostra sublimano la nostra umanità. C’è in queste opere tutto il senso dello stupore, ma anche della forza e dell’energia dell’infinito che è troppo grande per esser colto nei suoi confini. L’esplosione di luce cosmica, l’energia del lampo spaziale, la fibrillazione eterea della luce sono colte con tanta intensità e corporeità che ci si sente piccoli granelli di polvere nell’illimitato spazio celeste. L’uomo con la sua ostentata fisicità è solo uno spettatore dei moti celesti. Giovanni Boffa si arrende e ammira! Si arrende e dipinge! Si arrende ma ama! Ama con una passione contagiosa e a dir poco ossessiva! Ama la sua Torino, ama la sua terra!
E’ una terra misteriosa la sua Torino in cui passato, presente, futuro si mescolano in modo misterioso. E non si può rendere omaggio alla propria terra se non lasciando sulla tela i suoi simboli, le sue allusioni, le sue ricerche. Allo spettatore questa scoperta.
R.M. – V.B.
Torino, Maggio 2014